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G Clin Nefrol Dial 2023; 35: 32-33

ISSN 2705-0076 | DOI: 10.33393/gcnd.2023.2598

LA VOCE DEI PAZIENTI

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Maurizio, Giovanna …e tanto amore!

Indirizzo per la corrispondenza:
AIRP • Associazione Italiana Rene Policistico
Via Bazzini 2
20131 Milano - Italy
luisa.sternfeld.airp@renepolicistico.it

Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi - ISSN 2705-0076 - www.aboutscience.eu/gcnd

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Una bellissima storia d’amore. Intervista di Salvo Sottile a “I Fatti vostri - puntata del 17/04/2023”

Giovanna ha regalato al suo amore Maurizio un rene per consentirgli di vivere, una storia d’amore profonda come raramente si vede.

Quella che vi sto per raccontare è una bellissima storia d’amore che dura da più di 20 anni e qualche mese fa lei ha regalato una parte di sé a suo marito: “un rene”, per continuare a vivere e a sognare insieme.

D.: Maurizio lei oggi sta bene? Fa una vita normale grazie al rene di sua moglie. Quando sono iniziati i suoi problemi di salute e di cosa soffriva?

M.: I miei problemi li ho scoperti a 18 anni perché ho ereditato una malattia genetica da mia madre. A 18 anni ho scoperto di avere questa malattia e da lì ho sperato che si protraesse il più in là possibile perché la malattia comunque è degenerativa e porta all’insufficienza renale cronica.

D.: Era solo un ragazzo, se non sbaglio, quando ha scoperto di essere ammalato. Raccontava agli amici e alle prime ragazze il suo problema di salute?

M.: In realtà è sempre stato un mio problema raccontarlo nel senso che l’hanno sempre saputo solo i miei strettissimi familiari, lo tenevo molto stretto dentro di me questo, chiamiamolo così, “segreto”.

D.: Più o meno 20 anni fa vi siete incontrati grazie a un cugino di Giovanna. È stato amore a prima vista?

M.: Sicuramente sì, potrei dire di sì. Io dopo pochissimi mesi ho parlato, anche per una questione di correttezza, della mia malattia, però eravamo ancora abbastanza giovani quindi si sperava sempre in un farmaco o in un qualcosa che potesse aiutarmi.

D.: Non aveva paura della sua reazione quando le ha raccontato della sua malattia?

M.: Sinceramente me lo sono anche chiesto però, poi, sono prevalse la sincerità e la correttezza.

D.: Come è giusto che sia.

D.: Giovanna, ricorda cosa ha detto a Maurizio quando ha saputo che era ammalato?

G.: Ricordo che gli dissi “io ci sono”. Sicuramente è stato da parte mia un gesto spontaneo e naturale fin da subito.

D.: Purtroppo, Maurizio, qualche tempo fa le sue condizioni di salute sono peggiorate. Cosa è successo esattamente?

M.: Questa è una malattia degenerativa che si chiama Rene Policistico Autosomico Dominante e, tra l’altro, in questa occasione, vorrei dire a coloro che ne soffrono che esiste un’Associazione in Italia che si chiama AIRP e lo dico perché molti non sono a conoscenza di questo.

D.: Ha fatto bene.

M.: Succede che quando la malattia va avanti nel suo decorso si inizia a star male, non si dorme più bene, si è sempre stanchi perché il rene comunque è un organo che comanda tantissime funzioni del nostro corpo anche se molti non lo sanno. Ero arrivato a un punto che, essendo sempre stato sportivo e viaggiatore, portando anche mia moglie Giovanna a questa mia attività, sono arrivato un po’ a vedere la vita sotto un altro punto di vista, quello che speravo non accadesse.

D.: Giovanna, lei all’epoca aveva detto a suo marito “io ci sono”. Vedendo suo marito stare sempre peggio lei si è ricordata di quella promessa fatta tanto tempo prima.

G.: È arrivato il momento e io mi sono subito resa partecipe della situazione. Siamo risultati compatibili, questa è stata una grande fortuna perché abbiamo fatto una serie di esami e così è partito il “nostro viaggio più emozionante”.

D.: Ha deciso di donare un rene a suo marito. Giovanna, lei è entrata per prima in sala operatoria e suo marito è entrato dopo. Si ricorda cosa vi siete detti l’attimo prima di separarvi?

G.: Sinceramente eravamo abbastanza tranquilli perché ci siamo operati all’Ospedale di Padova che è un’eccellenza a livello nazionale e oserei dire anche a livello internazionale. Abbiamo trovato molta professionalità e l’emozione era tanta.

D.: Quando c’è stato il primo abbraccio, Maurizio, dopo il trapianto?

M.: In realtà il primo abbraccio, se non ricordo male, è stato dopo tre giorni, nel senso che eravamo molto vicini di stanza ma i primi due giorni io, trapiantato, sono stato ricoverato in terapia semintensiva che è attigua, però comunque eravamo a una distanza di dieci metri lineari. In realtà, per i primi due/tre giorni, visto che sia io che Giovanna non potevamo alzarci, ci siamo visti solo per videochiamata.

D.: Videochiamata dallo stesso ospedale?

M.: No da 10 metri di distanza!

D.: Incredibile! Poi c’è stato quell’abbraccio. Durante quell’abbraccio chi era più emozionato dei due?

G.: Direi entrambi, non so esattamente. È stata veramente una cosa incredibile. Una forza incredibile da parte di tutti e due.

D.: Maurizio, sua moglie le ha donato un rene anche per risparmiarle il calvario della dialisi. C’è stato un momento in cui lei ha pensato di non chiederle più questo sacrificio?

M.: In realtà, quando lei mi ha detto che era disposta a donarmi il rene, quasi subito appena conosciuti. Speravamo entrambi che mancassero più anni possibile a questa data ipotetica, quindi io ho pensato se farmelo donare o meno perché comunque capisco che una persona fa a meno di una parte di sé, anche se con un rene si vive tranquillamente senza problemi ulteriori. Però ci sono tanti casi in cui una persona rifiuta il dono da un familiare o dalla madre o dal fratello.

D.: Lei non ci ha pensato un attimo.

G.: No sicuramente

D.: Voleva dare il rene. Questo è grande amore. Dopo quanto tempo Maurizio dal trapianto è tornato alla sua vita di sempre fatta, immagino, di lavoro, di sport e di viaggi?

M.: Siamo stati ricoverati io 11 giorni, relativamente poco nonostante l’intervento importante che ho subito, e mia moglie addirittura 4, quindi pochissimi giorni.

D.: Quindi poi ha ricominciato…

M.: Diciamo che dopo 12/13 giorni abbiamo iniziato già a fare 2/3 chilometri a piedi tranquillamente, poi abbiamo aumentato il ritmo e siamo arrivati a 10/12 e ultimamente abbiamo cominciato anche a viaggiare nuovamente e a fare anche dello sport. In bici stiamo riprogrammando i nostri tour normali e per di più c’è un progetto a cui stiamo lavorando che tengo a dire. È un progetto con un tandem perché c’è la metafora che “dove non arrivo io… arriva lei e viceversa” per raccogliere fondi a scopo benefico portando in giro per l’Italia la nostra esperienza.

Link dell’intervista: Online

Ringraziamo:

D.: Salvo Sottile

M.: Maurizio Vannucci

G.: Giovanna