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G Clin Nefrol Dial 2022; 34: 56-58

ISSN 2705-0076 | DOI: 10.33393/gcnd.2022.2430

POINT OF VIEW

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Il ruolo del medico nella visione sanitaria olistica della salute

1Esperta di comunicazione, ufficio stampa ISDE - Italy

2Giornalista scientifico, responsabile comunicazione ISDE - Italy

The doctor’s role in the holistic vision of health

Instability in the more recent years has made us more aware of how interconnected climate issues and human health are. We can no longer ignore the development of a holistic vision of health, based on the integration and collaboration of multiple disciplines, in order to protect the health of people, animals and the ecosystem. If it is essential to foster prevention and treatment - and consequently health - what the role of the doctor will be must still be defined. The authors interviewed two doctors from different generations, at first sight distant, but in close proximity with their views and belief that, if we are all responsible for the environment, perhaps doctors are even more called to action.

Keywords: Climate crisis, Environment, One health, Prevention

Indirizzo per la corrispondenza:
Francesco Romizi
Via Erbosa, 31
52100 Arezzo - Italy
romizifrancesco@gmail.com

Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi - ISSN 2705-0076 - www.aboutscience.eu/gcnd

© 2022 The Authors. This article is published by AboutScience and licensed under Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International (CC BY-NC 4.0). Commercial use is not permitted and is subject to Publisher’s permissions. Full information is available at www.aboutscience.eu

Questi ultimi anni di instabilità ci hanno reso ancora più coscienti di quanto la crisi climatica e la nostra salute siano interconnesse. Non si può quindi prescindere dallo sviluppo di una visione sanitaria olistica, basata sull’integrazione e sulla collaborazione di più discipline, al fine di tutelare la salute delle persone, degli animali e del nostro ecosistema.

Se è fondamentale educare alla cura, alla prevenzione e di conseguenza alla salute, qual è il ruolo del medico in questa nuova visione?

L’abbiamo chiesto a due medici che appartengono a due diverse generazioni, a prima vista distanti, ma uniti dalla stessa consapevolezza e dall’idea che, se tutti siamo responsabili per l’ambiente, forse i medici lo sono ancora di più.

La dottoressa Stefania Borgo si è laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università “La Sapienza” di Roma, specializzata in Neurologia e Psichiatria ed esperta di Tossicologia Clinica. Già docente di Promozione della salute e di Psichiatria presso l’Università “La Sapienza” di Roma, è attualmente Direttore Scientifico del Centro per la Ricerca in Psicoterapia (C.R.P.), Direttore della Scuola di specializzazione di Terapia cognitivo-comportamentale e Intervento psico-sociale e Direttore della rivista telematica Psychomed. Stefania Borgo è componente della giunta nazionale di ISDE Italia (Associazione Medici per l’Ambiente).

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Il dottor Salvatore Mazzeo (ORCID) ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università San Raffaele di Milano e la specializzazione in Neurologia presso l’Università di Firenze. Ha lavorato in precedenza nel reparto di Neurologia dell’Ospedale San Raffaele ed è attualmente Dottorando di ricerca in Neuroscienze. È membro del Coordinamento dell’associazione “Chi si cura di te?” e referente nazionale della campagna “Doctors4Future”, la quale promuove l’impegno da parte dei professionisti della salute nell’affermazione di un modello basato sulla salute e sulla cura delle persone e dell’ambiente.

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Da quanti anni svolge questa professione? Quali sono i cambiamenti che sta notando rispetto al passato?

SB: Mi sono laureata nel 1972, da cinquanta anni sono medico, specializzata in Neurologia e Psichiatria dal 1975 e Psicoterapeuta fin dall’istituzione dell’albo. Quindi, di cambiamenti ne ho visti molti, inizialmente positivi, come per esempio il Servizio Sanitario Nazionale. La Psichiatria sociale ha portato alla chiusura dei manicomi e a una maggiore attenzione verso i contesti comunitari e l’ambiente. Sono nate le associazioni ambientaliste e, in ambito medico, è stata fondata l’Associazione Medici per l’Ambiente, ISDE Italia (1). Poi, gradualmente, il clima sociale è cambiato a seguito dei grandi mutamenti intervenuti: il mondo si è allargato e il potere dei cittadini è diminuito, le conoscenze scientifiche sono aumentate e il ruolo del medico si è ristretto, la medicina è divenuta più tecnologica e meno umana, più aggressiva e quindi più difensiva. Gli interessi economici orientano le scelte: la prevenzione primaria, più costosa e meno redditizia, cede il passo a quella farmacologica. Mentre questo è per l’umanità uno dei migliori periodi della storia, prevalgono il pessimismo e la consapevolezza di una catastrofe ambientale incombente. Tuttavia, mentre se ne continua a parlare, la pressione antropica sugli ecosistemi continua ad aumentare.

SM: Sono medico dal 2015, specializzando in Neurologia dal 2016 e dal 2020 lavoro come neurologo nell’ambito di un dottorato di ricerca in Neuroscienze e come neurologo riabilitatore delle gravi cerebrolesioni acquisite. Nonostante non abbia una lunga esperienza di lavoro credo, purtroppo, di aver visto ben pochi cambiamenti per quanto riguarda l’attenzione alla persona e all’ambiente, sia dal punto di vista dei professionisti che da parte delle autorità. C’è ancora tanto da fare perché tutta la medicina e, più in generale, tutto il servizio sanitario guardino alla persona inserita in un contesto sociale e ambientale.

Cosa ama di più del suo lavoro e che suggerimenti darebbe ai giovani che si affacciano per la prima volta a questo mestiere?

SB: L’aspetto umano, l’interesse per le persone e le loro storie di vita, che raccontano anche il mondo in cui viviamo. L’entusiasmo e l’interesse trasformano un mestiere in un’attività che dà molto e permettono anche di compensare la sofferenza con cui il medico spesso entra in contatto.

SM: La possibilità di trasformare la cura dei pazienti di oggi in miglioramento dell’assistenza per i pazienti di domani, sia attraverso la ricerca che attraverso l’esperienza. Vedere come le acquisizioni della ricerca si trasformano man mano in pratica clinica permette di toccare con mano il progresso scientifico e, soprattutto, di comprenderne l’importanza.

Siete attivi in associazioni importanti dedicate proprio alla tutela della salute, con approcci diversi.

SB, lei è componente della giunta nazionale di ISDE Italia, come è nata l’associazione e di cosa si occupa?

SB: L’ISDE Italia è nata alla fine degli anni ’80, quando l’interesse per l’ambiente veniva in primo piano. Allora un gruppo di medici, tra cui c’ero anche io, decise di fondare un’associazione che allo stesso tempo fosse scientifica e ambientalista, per coniugare le conoscenze mediche e ambientali in una visione ecologica, cioè unitaria. L’anno successivo l’associazione si è allargata a livello internazionale dando luogo all’International Association of Doctors for the Environment (2), che collabora con numerosi enti governativi.

SM, lei è responsabile di Doctors4Future (3), come è nata l’associazione e di cosa si occupa?

SM: Doctors4Future è una delle campagne portate avanti dall’associazione “Chi si cura di te?”, nata per offrire uno spazio e una rete ai giovani professionisti della salute per tutelare i propri diritti e difendere il diritto alla salute della popolazione. Abbiamo iniziato a impegnarci per la giustizia climatica perché crediamo che il medico debba mirare a salvaguardare la salute di tutti, in ogni parte del mondo. La crisi climatica non minaccia tutti allo stesso modo, ma già ora le popolazioni più povere ne subiscono le conseguenze e continueranno a pagare le spese di scelte che hanno, invece, arricchito una minoranza della popolazione mondiale. Non stiamo affrontando insieme una catastrofe imprevedibile e inarrestabile, ma stiamo lasciando che una parte della popolazione subisca l’innalzamento degli oceani, gli eventi climatici, la siccità, e gli effetti dell’esposizione ad agenti inquinanti. Questo non è un comportamento da medico. Ed è per questo che abbiamo deciso di essere Doctors4Future.

La salute degli individui e quella ambientale sono legate in modo imprescindibile, anche in un’ottica di possibile prevenzione delle malattie. Pensa che adesso si presti più attenzione alla prevenzione? E quanto può essere funzionale quest’ultima per le cure?

SB: Questo è esattamente l’assunto di una visione ecologica: l’interdipendenza degli esseri viventi all’interno di un ecosistema.

È difficile mantenere uno stato di salute in un ambiente malato, sia in senso fisico che sociale. La prevenzione primaria (dalla conservazione degli equilibri ambientali al contrasto dell’inquinamento e delle disuguaglianze sociali) si è dimostrata la strategia migliore per la salute delle comunità e anche quella più vantaggiosa sul piano economico. Ma questa visione stenta ad affermarsi, anche perché spesso a guadagnare sono alcuni e a pagare sono altri.

SM: Non abbastanza. Soprattutto la prevenzione non viene ancora intesa in termini di comunità, ma solo individuali. Per esempio, si conoscono ampiamente i benefici dell’astensione dal fumo e dell’utilizzo della bicicletta sul benessere dell’individuo, ma non vengono abbastanza sponsorizzati gli effetti benefici sulla comunità. O anche l’utilizzo e, soprattutto, il potenziamento dei mezzi pubblici dovrebbero essere visti come fattori protettivi verso le patologie legate all’inquinamento e al cambiamento climatico. Invece, lo scarso impegno che la politica riserva ai temi ambientali dimostra quanto sia povera la consapevolezza del rapporto tra singolo e comunità: non c’è benessere individuale senza benessere sociale e viceversa.

I cittadini e le istituzioni, anche a seguito della crisi climatica ed energetica aggravata dal recente conflitto in Ucraina, stanno acquisendo maggiore consapevolezza su queste tematiche. Quale crede che sia il ruolo dei medici in questo panorama?

SB: La crisi climatica e le scelte energetiche, legate a un modello di sviluppo difficilmente sostenibile, hanno profonde implicazioni per la salute umana. Non sorprende quindi che i medici, per comprendere e contrastare molte patologie, debbano allargare l’ottica di studio e di intervento dalla prevenzione/cura del singolo alla salvaguardia della comunità e dell’ambiente in cui vive.

SM: Il medico, per le proprie conoscenze ma anche per il ruolo che svolge in termini di lavoratore della salute, dovrebbe essere coinvolto in prima persona nella difesa dell’ambiente e nella giustizia climatica. Essere medico e non interessarsi a ciò che succede nel mondo e non provare a correggere ciò che può essere lesivo alla salute di tutti è un controsenso.

Gli interventi dei due medici, entrambi impegnati attivamente nelle questioni ambientali, ci fanno comprendere che tutti possiamo e dobbiamo fare di più per riuscire a contenere il più possibile l’emergenza climatica. Siamo di fronte a una delle sfide più complicate, cambiare il comportamento umano, che non può trovare la giusta spinta senza una cultura in materia e senza una presa di coscienza collettiva.

I rischi di malattie legati all’inquinamento ambientale e il rischio di nuove pandemie aggravato dal cambiamento climatico sono due esempi di problemi che siamo chiamati a risolvere nell’attualità e che sono legati da una stessa verità: non possiamo mantenere uno stato di salute duraturo se l’ambiente non è sano.

John Donne, nel suo poema “Devotions Upon Emergent Occasions” suggerisce: “Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”. Non siamo e non potremo mai essere organismi isolati, ognuno di noi vive in un ecosistema dagli equilibri sottili e viviamo in un mondo in cui non esistono confini.

Se vogliamo davvero vivere in salute, non basterà agire nell’ottica di curare le malattie, ma dovremo chiederci come prevenirle, riducendo l’impatto negativo che le attività umane esercitano su di esse.

Medici e professionisti sanitari giocano in questo un ruolo fondamentale, guidandoci verso le giuste scelte e aumentando la sensibilità dei pazienti e non solo verso comportamenti ecologicamente orientati. Le decisioni di ognuno di noi oggi saranno determinanti nel definire quale sarà lo stato di benessere dell’intero ecosistema e del nostro pianeta, la casa di tutti, domani.

Disclosures

Conflict of interest: The authors declare no conflict of interest.

Financial support: This research received no specific grant from any funding agency in the public, commercial, or not-for-profit sectors.

Bibliografia

  • 1. ISDE Italia, International Society Doctors for the Environment (Italian Chapter?) Online
  • 2. International Association of Doctors for the Environment Online
  • 3. Chi si cura di te? Doctors 4 future Online