G Clin Nefrol Dial 2020; 32: 161 DOI: 10.33393/gcnd.2020.2209 POINT OF VIEW |
L’epidemia ai nostri tempi
Received: November 18, 2020
Accepted: November 18, 2020
Published online: December 7, 2020
© 2020 The Authors. This article is published by AboutScience and licensed under Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International (CC BY-NC 4.0). Any commercial use is not permitted and is subject to Publisher’s permissions. Full information is available at www.aboutscience.eu
Questo maledetto virus, oltre a non averci ancora lasciato, è anzi ritornato più potente e pressante di prima. Oltre a non averci ancora lasciato, sta producendo un cambiamento interno in ognuno di noi, non sempre palese ma che temo si manifesterà sempre più nel prossimo futuro.
Lo vedo e lo sento nei rapporti con i colleghi, ma anche nei soggetti che devo assistere e curare; lo sento dentro di me – sto cambiando – me ne accorgo con i famigliari (i parenti e gli amici sono spesso ‘tenuti’ alla lontana per precauzione); non si parla – non si pensa – ad altro!
Se il maledetto incide negativamente anche sulla narrativa (ad esempio, il concorso è rimandato al 2021 ed ipotizzato in forma diversa) è proprio della narrativa che c’è più bisogno.
La narrativa ha da sempre forme diverse per essere attuata. In questo momento, grazie anche all’allenamento a fare visite nell’ambulatorio di predialisi e di nefrologia narrativa con gli amici e colleghi Alessandro Toccafondi (Psicologo clinico) e Leonardo Mari (Farmacista ospedaliero, Counsellor e, non ultimo, poeta), sento la necessità di essere più narrativo o meno medico tradizionale e paternalista possibile (quando ci riesco… certo non sempre!).
È veramente palpabile il bisogno di tutti di essere capiti e di capire, ma soprattutto di essere ascoltati.
Se nel mio piccolo e nella mia piccola pratica medica la narrativa diviene un’esigenza anche per combattere le sequele Covid-19, la poesia può essere, anzi è, narrativa allo stato puro e pertanto ottimo rimedio per esprimere, manifestare, risvegliare, farsi ascoltare.
Ho chiesto a due poeti a me vicini per motivi diversi, ma sempre legati alla mia ‘specifica’ di scrivere qualcosa per la rubrica di Nefrologia Narrativa del Giornale, qualcosa che ovviamente rappresentasse il loro stato d’animo e lo stato del sentire generale in questo momento così particolare.
Grazie Ivo, grazie Leo!
Inquietudine delle ombre
Il corto rumore del tempo
e le mani, le mani
a coprire la faccia
per la vergogna d’esistere
per l’impotenza di assistere
inerme alla scure del boia.
C’è una Croce sbiadita
dalla legge dell’uomo
che respira a fatica
in questo pantano
mentre ai calici bolle
un nettare scuro
che avvelena le labbra
di un potere infernale.
Nient’altro ho da dire
e forse troppo ho già detto
perché questa colpa
la sento anche mia:
son pronto a tradire
cosciente e incosciente
con gli occhi e col cuore
dell’uomo di sempre.
Pensieri del Poeta al ritorno della tempesta
Hanno cuori che vivono
le amiche case del tempo
sbrecciati muri dai suoni del vento
e il lungo fiato alle porte rassicura
l’andare e il ritorno degli uomini.
Il treno fischia nell’animo
avanza nella nebbia fugge
notti portando giorni
come sempre la vita
lenta o veloce
così inesorabile.
Sembriamo alberi nel vento
immobili a sfidare la tempesta
salvati dalla volontà d’esistere.