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G Clin Nefrol Dial 2020; 32: 21-21

DOI: 10.33393/gcnd.2020.1101

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Praterie paradossali

Farmacia dell’Ospedale del Mugello, Azienda USL Toscana Centro, Firenze - Italia

Indirizzo per la corrispondenza:
Leonardo Mari
SoS Farmacia
Ospedale del Mugello
Viale della Resistenza, 60
50032 Borgo San Lorenzo, Firenze - Italia
leonardo.mari.56@gmail.com

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“È vagamente ipnotico il pensare che la fine vita di qualcuno rappresenti un’opportunità di vita per altri.

Questa è la realtà del paziente in attesa di trapianto, metafora di chi si nutre del filo d’erba reciso dalla falce.”

Il prato

Il vento sull’erba accarezza bizzarro

gli steli flessibili di un lembo di terra.

Il fusto resiste, si piega a quel gioco

e ridendo riprende la sua massima altezza.

Ora da nord, freddo e radente

domani da sud, leggero e brioso

la luce del sole ogni giorno rischiara

il gioco sereno del vento e dell’erba.

Solo la falce interrompe da sempre

quel gioco sereno alla luce del sole

e rende giustizia alla fame del bove

che mite digruma quel che ieri ondeggiava.

Commento a cura di Marco Lombardi

Editor in Chief, Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi

Una rubrica di nefrologia narrativa può effettivamente contenere una poesia che narra in poche righe ed attraverso eufemismi o meglio aforismi e metafore, concetti che normalmente potrebbero necessitare fiumi di parole per essere raccontati. Sento pertanto la necessità di provare a contestualizzare il concetto espresso nella poesia del poeta Leonardo Mari che descrive ‘nel prato della vita’, come tanti fili d’erba, gli uomini vivono la loro esistenza movendosi animati da un vento che non è mai lo stesso, sotto una luce che ogni giorno si rinnova. La falce, che inesorabile pone fine all’esistenza dell’uomo, a volte soddisfa il bisogno di chi può trarre beneficio dalla fine di una vita, come nel caso del trapianto (ovviamente non da donatore vivente).

Un cardiologo di Atlanta John Stone in una sua poesia intitolata ‘Gaudemus igitur’ (Godiamo dunque) (1), applica il concetto del ‘trapasso’ applicandolo alla formazione medica o infermieristica con i seguenti versi:

“Poiché questa è la fine degli esami

Poiché questo è l’inizio delle prove”

Il momento della transizione è visto in questo caso dal poeta J. Stone come passaggio dallo studiare all’essere effettivamente medico o infermiere. Nella pratica delle cure (dare e riceverle) medici e pazienti vedono le cose da prospettive assai diverse ma… il poeta prosegue i suoi versi scrivendo:

“Poiché la morte farà l’esame finale

E tutti lo supereranno”

Bibliografia

  • 1. Stone J. Renaming the streets. Baton Rouge, LouisianaState University Press, 1985.